sabato 29 giugno 2013

The Horde - Step by step

Sei a casa d'amici, avete già guardato le tradizionali 2 ore di video scemi su internet, tra gente idiota che si fa male in modi più o meno fantasiosi e animali che fanno cose buffe, quando si giunge all'epico interrogativo: che facciamo? Prima che qualcuno se ne esca con l'infame soluzione "gruppo di studio", si ripiega sul sempre sicuro "vediamoci un film", che se volevo imparare qualcosa non mi aggregavo ad altri fancazzisti con il preciso scopo di ignorare le mie responsabilità (e comunque grazie ai video ho già imparato che se un uomo sovrappeso ubriaco balla sui tavoli, poi cade e si fa male nell'ilarità generale). Passano poi le stagioni decidendo che film vedere: che questo non è il tuo genere, quello l'hai già visto 5 volte, quell'altro dura troppo ed è già tardi, quello pensi sia bello e quindi volevi vedertelo da solo nel silenzio più totale senza nemmeno mai batter le palpebre. Alla fine o ti prendono a legnate oppure vien pescato un film a caso ignorando le tue proteste, ma più spesso entrambe le cose, che le legnate soffocano bene le proteste. E quindi capita che, tra le mille pellicole uscite negli ultimi 20 anni, venga scelto The horde, film francese del 2009, a legger il titolo promette di contenere tanti zombi, quindi sei contento.

Si parte in fretta. Durante i titoli di testa assistiamo al funerale di un poliziotto morto sul campo, con i familiari tristi e i colleghi imbestialiti come da regola. La compagna del defunto, poliziotta anche lei, è così assetata di vendetta da metter su assieme agli altri amici un gruppetto di giustizieri per andare a far secco il trafficante di droga colpevole dell'omicidio.
I nostri 4 diabolik, col favore della notte, giungono al condominio più schifoso di Parigi in cui appunto vive il criminale e la sua cumpa di sgherri a caso. Penetrando nella roccaforte nemica, mettono in campo tutto il loro addestramento da corpi scelti di polizia, infatti vengono sgamati all'istante dal custode, che a momenti li fucila.
Ma loro ci dicono "Questa è un'operazione di polizia, tutto legale, non vedi i passamontagna e i giubbotti di pelle d'ordinanza? Fuoridallepalle" e lui giustamente decide che non è furbo mettere in dubbio la parola di 4 tizi armati che ti tengono sotto tiro. I giustizieri mascherati danno una seconda volta prova delle loro abilità tattiche: fanno giusto in tempo ad arrivare alla porta del cattivone che vengono sgamati, catturati, disarmati, uno viene ammazzato e uno azzoppato tanto per. Che allora potevano stare a casa e mandare i nipotini con le pistole ad acqua ed era uguale. Mentre succede tutto ciò, gli sgherri messi di guardia all'entrata del palazzone iniziano a sentire rumori strani e vedere sagome inquietanti nei dintorni.
"Che siano ancora i testimoni di Geova?"
"Ma cazzo, anche a quest'ora?!"
E nel giro di poco tempo i misteriosi figuri nella notte raggiungono anche i piani più alti, dove i trafficanti di droga stan interrogando gli sbirri per sapere se ci sono rinforzi in arrivo o se sono davvero venuti solo in 4 a farsi trucidare come dei cretini.
"Oh, ringhiano alla porta, va' un po' a vedere chi è, dai.."
Il primo zombie finalmente fa irruzione nella stanza (cioè non fa proprio irruzione perché gli hanno aperto, ma avete capito) ed ammazza la comparsa inutile mandata ad accoglierlo prima che la banda di criminali tiri fuori le pistole e gli spari addosso qualcosa come dodicimila proiettili. Probabilmente avevan inserito il trucco per le munizioni infinite.
Ma, sorpresa, quei 3 kg di pallottole al petto non fermano il cadavere, che tutto contento e ringhiante procede ad assaltare la comparsa successiva. Gli altri presenti nella stanza però non stanno fermi a guardare.
"Sparargli non funziona! Tu tienilo fermo che io lo prendo a cazzotti!"
Alla fine, dato che stranamente nemmeno i pugni sembrano avere molto effetto, il capo dei cattivi ha la brillante idea di fargli saltare la testa con un colpo di fucile a pompa, ma ormai gli ex inquilini sono tutti affamati di carne umana e vagano già per i corridoi, quindi tutto il gruppo scappa sul tetto, poliziotti impediti compresi. Dalla cima del palazzo vedono che Parigi è a ferro e fuoco, che tutto il quartiere è circondato da un numero improbabile di zombie, considerato che quartiere fetente era, e che c'è pure un tempo che fa schifo e nessuno ha portato l'ombrello.
"...Serata di merda..."
Dopo essersi ripresi dallo shock, tutto il gruppo decide di tentare la fuga dal palazzo, e per avere qualche possibilità di uscirne vivi il capo carismatico degli sbirri, il baffo qui sopra, propone di unire le forze ai criminali, che poi le questioni private ce le sbrighiamo quando non c'è nessuno a mangiarci vivi, che dite? E così fanno, anche se la ragazza non è d'accordo e non si fida.
Senti chi parla.
Partono quindi alla volta dell'uscita, armati di pistole e fucili, con appresso lo sbirro zoppo e la tizia sull'orlo di una crisi isterica, ma che strada fare? Ci sono qui le scale principali, se no possiamo raggiungere le altre passando per un tetro corridoio buio.
Prendiam il corridoio buio, va'. Nel corridoio in questione vengono attaccati dai non morti, un po' di gente viene morsa e il gruppo è costretto a dividersi: la tipa e lo zoppo da una parte e tutti gl'altri da un'altra. Ma il gruppo più corposo fa subito nuove amicizie.
Chi sarà questa sagoma nel buio? Non si sa, ma un'accetta trascinata con nonchalance ispira sempre fiducia.
 Si aggiunge al gruppo questo panciuto e gioviale ex militare, che invita tutti nel suo appartamento per un bicchierino e per prendersi cura del criminale a cui è stata morsa una gamba. Nel frattempo la poliziotta e lo zoppo son riusciti non si sa bene come a scampare agli zombi ed a raggiungere un posto sicuro.
 Ma la tragedia è nell'aria, infatti il fortunato sbirro è stato morso ad una spalla e la tizia se n'è accorta e teme per la sua vita, quindi gli dà le manette e dice "Dai legati qua che io me ne vado per i fatti miei. Poche storie che mi son già rotta le balle di farti da stampella".
"Mi ammanetti qua nel palazzo infestato dagli zombi? Spalmami anche di sugo, già che ci sei"
Miss Simpatia.
Non è che la ragazza abbia torto, eh, per carità. Ma a 'sto punto, non so, sparagli tu, piuttosto che lasciar che sia sbranato vivo, ti pare? E forse le conveniva pure farlo, perché mentre è là che aspetta, il buon Tony fa uno scatto da cobra, la disarma e la manda a dar una testata contro uno specchio a muro, tiè, per poi zoppicare via mentre lei è priva di sensi.
Sei fortunata che se ero io ti ammanettavo pure al calorifero.
A casa del veterano di guerra, intanto, ci si accinge a curare il morso alla gamba del tizio prima che sia troppo tardi. Tuttavia il paziente non è troppo entusiasta dei metodi che il dottore laureato in "scannamento zombi con l'ascia" vuole utilizzare.
"Un bel taglio e via, tutto completamente sterile"
Scoppia l'ennesima lite e alla fine il mozzicato non rinuncia alla gamba, che posso anche capire le sue ragioni, e tutto l'allegro gruppo si rimette in marcia verso nuove avventure, mentre nell'altro appartamento Simpatia riprende conoscenza ed esamina i risultati della facciata contro il vetro.
"Prossima volta prima gli sparo e poi lo ammanetto io, vafanculo.."
Dopo aver ucciso un altro paio di zombie e dopo che il capo dei criminali ha preso a manate in faccia il fratello minore rimbambito una dozzina di volte, i sopravvisuti vengono raggiunti da qualcun altro.
Chi sarà mai? Niente ascia strascicata questa volta, occhio.
 
Ebbene si, lo zoppo è sopravvissuto, è per il momento ancora umano ed ha raggiunto gli altri. Momento di gioia per l'altro sbirro, che però gli chiede anche dove sia finita la simpatica. E lui inizia a farfugliare qualcosa per spiegare l'accaduto.
Ma a volte per un personaggio semplicemente non è destino, che se dopo 10 minuti di film ti avevano già sparato ad una gamba e poi ti han pure morso gli zombie, forse è il caso di mettersi l'anima in pace. BLAM.
Simpatia arriva e gli spara in testa da fuori schermo. Farlo prima no, eh? Molto meglio aspettare d'esser davanti agli altri sopravvissuti ed al collega ed amico. Che puoi spiegare quanto vuoi come fosse stato mozzicato e dovesse essere eliminato, passi comunque per infame insensibile. Almeno fai la faccia un po' triste, che ne so. Prova. Ed infatti il poliziotto è un poco crucciato.
Ma a lei frega una mazza, ha l'espressione di un muro di cemento e quando lui, furioso, le punta anche la pistola alla testa, lei non fa una piega poiché è sicura che non la ucciderà.
Che vabbene non le spari, ma minimo un coppino potente glielo dai.
Tutti di nuovo assieme, trovano un ascensore funzionante che li porterà in salvo all'uscita tot piani più in basso, ma capo criminale e fratello sono costantemente ai ferri corti e sono ora giunti ad un punto di non ritorno, tant'è che il fratello minore si allea con l'altro sgherro col mozzico alla gamba e assieme gli ciulano la corsa in ascensore.
Vai, chiuditi nell'ascensore insanguinato insieme a quello che è stato morso dagli zombie, piano geniale.
Gli ciulano anche tutte le armi, che se non era per quello c'era solo da festeggiare d'essersi liberati del futuro zombie e del fratello pirla del criminale. Le porte si chiudono e risuona musica drammatica.
Visto che nessuno aveva voglia di aspettare l'ascensore per 20 secondi, il gruppo si decide a prendere le scale e amen, fa niente se fino a 5 secondi fa dicevamo che ommioddio le scale sono il peggio pericolo, infestate di zombie e poi avete idea di quanti incidenti al giorno si verificano sulle scale? Così facendo in due minuti arrivano al piano terra, dove prevedibilmente ci sono quaranta miliardi di zombie pigiati contro le porte d'ingresso sbarrate, ma i nostri si dirigono allo stanzino del custode nella speranza di trovar qualche arma. E ci trovano, come è normalissimo che sia, mitragliatori, pistole, machete, granate e un Gundam Wing.
Il custode era John Rambo.
Mentre se ne vanno, diretti ai sotterranei dove si presume vi sia un'uscita, gli zombie accalcati in strada fanno irruzione (stavolta senza che nessuno gli apra la porta) nel palazzo e i sopravvissuti se la danno a gambe levate.
Un Apple Store il giorno di lancio dell'Iphone6.
Arrivati nei sotterranei trovano i due geniacci che gli han fregato l'ascensore: quello che era stato morso è diventato uno zombie e si sta mangiando l'altro in tutta tranquillità. Ma pensa un po', i colpi di scena. Il boss criminale quindi vendica il fratello decerebrato sprarando 20 cartucce di fucile nel petto dell'altro e poi spatasciandogli la testa su un pilastro di cemento.
Il tutto mentre grida che è un Nigeriano. Mah. Questa constatazione ancora ad oggi non l'ho capita. Come se in Nigeria passassero i pomeriggi schiantando teste sul cemento per vendicare fratelli morti. Vabbè. Finita questa scena molto splatter, il gruppo continua la fuga, ma è incalzato dall'orda di zombie, così il poliziotto baffuto decide di sacrificarsi per far guadagnare agli altri tempo prezioso. Si piglia due pistole ed il machete, dice al Nigeriano di badare alla ragazza e li manda via senza di lui. 
Quanta bontà sprecata.
Così rimane a far da esca per zombi in cima al tettuccio di un'auto, che va bene che la versione di zombie presente in questo film non sia quella agile e scattante di 28 giorni dopo, però capperi, non ci vuole mica Yuri Chechi per salir sul cofano di una macchina... non è manco un furgone. O almeno allungati un minimo e mozzicagli le caviglie, su.
Il pubblico in delirio al concerto di Vasco.
Mentre il baffo si fa mangiare per la salvezza degli altri, questi continuano a scappare in sotterranei e condotti di manutenzione improbabili dove, tra uno zombie e l'altro, hanno occasione di scambiare 4 chiacchere che ci fanno amare ancora di più quello che è già il nostro personaggio preferito.
Il Nigeriano sarà anche un criminale spaccateste, ma è un tenerone.
Qualcuno le spara o cosa?
Alla fine anche il vecchio militare in pensione è costretto a sacrificarsi, prendendo una granata e facendosi saltare assieme al mucchio di zombi che li inseguiva ancora. Così gli ultimi due superstiti, Nigeria e Simpatia, escono finalmente all'aria aperta.
Che è pure diventato giorno anche se tutta la vicenda non sembrava poter esser durata più di 3 ore. E non ci sono nemmeno i duecentomila zombie che avevate visto dal tetto. La minaccia più seria è rappresentata da quel fumo fintissimo che emana dai palazzi, che pare la nebbia assassina di Lost. Fine, quindi? Quasi. Manca un prevedibile atto conclusivo.
C'ha pure la faccia di quello che non se l'aspettava.
La tipa gli spara alle spalle. E poi chi è che non si fida di chi, eh? Ma vabbè, come consolazione, mentre lei mette su questa faccia qua
sei contento di sentire il ringhiare e sbavare dell'orda di zombie in rapido avvicinamento, che ora Simpatia è in campo aperto, senza nessuno a darle una mano e armata solo di pistola. Il film finisce con questa immagine e non mostra altro, ma ti è concesso supporre che sia stata sbranata 20 secondi più tardi. Che spreco di fatica uscire dal dannato palazzo, però, ragazzi. Allora stavate chiusi in camera a giocare a scala quaranta finché non finivate le provviste. Mah.

Infine, un fotogramma riassuntivo che ti sei tenuto da parte per la conclusione:

Chissà come mai.





domenica 23 giugno 2013

Alla ricerca del libro perduto

Metti caso che sei una di quelle persone che leggono i libri, si, anche quelli senza le figure. Metti caso che hai sentito parlare bene di un libro e vuoi procurartelo, oppure hai letto il primo volume di una serie e ti metti a cercare i seguiti. In un perfetto mondo utopico vai in libreria, frughi un attimo tra gli scaffali, trovi il libro in questione, lo paghi (uno sproposito, di solito, manco fossero stampati sui papiri della biblioteca d'Alessandria) e te ne vai a leggerlo bello contento. Perché in realtà quanto può essere difficile travare un libro? Molto, a volte, tanto che ad un certo punto ti chiedi se non convenga piuttosto mettersi a cercar la città d'oro degli aztechi che è più facile e ci guadagni anche di più.

Stai cercando un libro di fantascienza, già un po' di librerie che hai girato non lo hanno, può succedere (soprattutto se lo scaffale fantascienza potevano benissimo chiamarlo semplicemente Asimov), allora vai in quella più vicina a casa tua ad ordinarlo e dai titolo ed autore all'omino dietro la cassa. Che li digita sul suo piccì con tutto il database di libri esistenti sul globo terracqueo, aggrotta la fronte e le ultime speranze che avevi scappano in Messico. "Ma questa serie è fuori stampa da vent'anni, non riesco mica a farteli arrivare... Prova in biblioteca", quando di biblioteche ne hai già girate 5 ed hanno solo l'ultimo volume, edizione Amante dello spoiler gratuito. Quindi continui a girare librerie su librerie, cercando tra migliaia di libri di Asimov se magari spunta un Simmons qua e là, o anche solo un altro autore a caso giusto per togliere un po' di spazio all'onnipresente Isaac, e quando infine riesci ad ottenere la serie completa di 4 libri, tempo un mese scopri che li stanno ristampando e te li trovi da tutte le parti, anche dal salumiere, tascabili con le copertine fashion, che uno dei tuoi invece sembra scritto a mano da un monaco ubriaco di grappa e puzza di muschio. 

Altra avventura si verificò con l'ormai celebre Cronache del ghiaccio e del fuoco, o Game of thrones, o Il trono di spade, o Non affezionarti a nessun personaggio. Te lo consigliarono giusto prima che partisse la serie tivvì, e dopo aver letto i primi libri raccolti in un pratico volume unico, ti sei scontrato contro il muro di illogica ignoranza delle edizioni Mondadori. Che in lingua originale i libri sono ad oggi 5, ma noi ne abbiamo una dozzina. Ogni volume è stato tagliato in due o più parti, pubblicate indipendentemente (con titoli pescati a casaccio dalla boccia dei titoli fantasy standard, tipo L'ombra della profezia o I guerrieri del ghiaccio) e soprattutto senza nessun indizio che riveli l'ordine di lettura, la cronologia di questi dannati libri. Era difficile scrivere Libro settimo - L'ombra della profezia? Così invece un lettore che volesse sapere quale volume comprare si affida all'elenco dei titoli pubblicati che c'è nelle prime pagine, peccato che non siano riportati in ordine, e allora va a casa ed ignaro di tutto legge un capitolo senza capire se è scemo lui a non ricordarsi come finiva il libro precedente o cosa cazzo stia succedendo, poi viene il dubbio, controlla su internet e sono insulti a denti stretti verso la Mondadori e santi a caso, che s'è anche spoilerato della roba.

Ancora un'altra volta, hai trovato un bel libro in biblioteca e vorresti comprarlo e procurarti i seguiti, visto che aveva un finale aperto che di più non si può. Ti rechi nuovamente dall'omino della libreria e gli dici il titolo da ordinare, quello alza un sopracciglio e ti chiede che genere sia. Fantascienza, rispondi, e sulla sua faccia lampeggia per un attimo la rivelazione, prima di dirti "Oh! È di Asimov?", e tu vorresti prender una tanica di benzina e dare il negozio alle fiamme, ma ti limiti a cambiare libreria. Ma almeno in questi casi erano libri scritti e distribuiti molto tempo fa, al contrario di quanto si possa dire di World war Z di Max Brooks, che prossimamente diventerà famoso approdando al cinema, ma tu anni fa lo avevi cercato ovunque senza successo nonostante fosse stato appena pubblicato, salvo poi trovarne una copia ferma in magazzino di una sede mondadori poiché ne avevano fatto arrivare uno solo ma non lo avevano esposto sugli scaffali. Geniacci.

Per non parlare dei libri che semplicemente qua in Italia non arrivano, non traducono, e riuscire ad ordinarli dai paesi d'origine non è sempre facile, tant'è che l'ultima volta che sei stato oltre la Manica al ritorno avevi il bagaglio a mano composto da 98% carta e 2% inchiostro.
E tutti ti dicono, scaricateli da internet e leggili sul tablet sfigato per leggere i libri, ma quell'affare non avrà mai il buon odore di libro né la capacità di riempire scaffali. E non è il risultato di alberi morti ammazzati (che in effetti è l'unica nota a suo favore, ma vabbè). Quindi, finché non inventano un tablet che si può sfogliare e profuma di carta (o muschio), continuerai a vagar per biblioteche e librerie che ormai espongono sulla porta d'ingresso il cartello "Se non è di Asimov allora non cellò", armato di pazienza e taniche di benzina.

venerdì 21 giugno 2013

Minecraft

Perché non si può parlare sempre male di tutto, no? E quindi spendiamo due belle parole su Minecraft, gioco per piccì sviluppato qualche anno fa da un omino svedese e la sua compagnia videoludica fondata sul momento, la Mojang. Il gioco è passato da sconosciuto a ciggiocano tutti pure mia nonna in brevissimo tempo, ha venduto uno sproposito, è approdato su Xbox360 e all'E3 han fatto pure capire che lo troveremo anche per XboxOne, supponendo che qualcuno si compri la console. Che ora magari ci si può anche pensare vista la recente frenata di microsoft, giusto prima di finire nel burrone, ma di quello magari parliamo un'altra volta.

Minecraft. Un gioco con una grafica che pure il primo Doom la schifa. Un gioco in cui non c'è un vero e proprio scopo. Ma i difetti finiscono qui, ed il punto è che non sono difetti. Che la grafica super HD blu ray è bella, lo ammetti anche tu che vedendo i video di Battlefield4 e giochi next gen in generale il tuo vocabolario si riduceva a "sticazzi". Però la grafica non è tutto, che tu giochi ancora a pokèmon sul game boy pocket di quando avevi 9 anni, lo sai perfettamente. E poi se la grafica fa così orrore, com'è che il tuo pc non riesce a far girare il gioco decentemente? Forse che è un pc della ceppa, così zeppo di problemi che l'ultima volta che l'ho portato dal veterinario dei piccì mi ha detto "guardi io direi di metterlo a dormire adesso perché non posso più vederlo soffrire", ma no grazie, il bastardo mi serve, per quanto morente sia. Questo è sicuramente un motivo, ma il gioco gira a fatica anche perché la brutta grafica non è in realtà così leggera e soprattutto perché Minecraft è un mondo vasto. Quanto vasto? Tanto che puoi camminare per settimane in una direzione senza trovare confini o muri invisibili o infiniti scenari piatti senza texture. Questo per la versione originale su pc, che con l'Xbox fai il giro del mondo in 10 minuti, ma va be', si sa che la console ha la potenza di calcolo di un tostapane. È un mondo vasto e anche profondo, poiché se il gioco si chiama MINEcraft un motivo c'è. Ma proseguiamo con ordine. 

Il gioco inizia con tu, poligonale protagonista, che ti svegli in questo posto sconosciuto e altrettanto poligonale. Che fare? Beh, la modalità si chiama "sopravvivenza" ed infatti sullo schermo vedi i cuoricini vecchio stile ad indicare la tua salute. Tempo di prender confidenza con i semplici comandi e di esplorare un minimo la zona, il sole comincia a calare, non vedi più 'na mazza di niente e si sentono versi strani e musichette inquietanti. Così fai come han fatto tutti alla prima sessione di gioco e, in preda al panico, ti scavi con le mani un buio buco nella terra e ti ci chiudi dentro fino all'alba, che d'orgoglio non si campa mica. Il secondo giorno inizi a capire che abbattendo gli alberi (a cazzotti) ottieni pezzi e bastoni di legno con cui creare primitivi utensili ed armi, e usando questi utensili puoi procurarti facilmente roccia e minerali vari per migliorare il tuo arsenale. Ma a questo punto hai solo intaccato la superficie del vasto e profondo mondo di Minecraft. Terra e roccia sotto i tuoi piedi nascondono minerali, tunnel, grotte, miniere e laghi di lava in quantità incredibile, brulicanti di ricchezze e pericoli. Magari scavando finisci dritto dentro una pozza di lava, bruciando insieme a tutti gli oggetti che hai, oppure hai finito le torce e ti sei perso nei labirintici tunnel, assediato da zombi e scheletri, con la claustrofobia che nemmeno The Descent, e decidi di scavarti una nuova via d'uscita verso l'alto ma sbuchi sul fondo dell'oceano, inondando la miniera e crepando affogato. Magari stai costruendo un bel portico a casa tua e di colpo t'arriva addosso un dannato creeper e ti fa esplodere insieme a metà della casa stessa, che ancora ti dispiace per aver preso a pugni lo schermo con tanta violenza, manco fosse colpa sua, poi ci credo che il pc ha problemi.

Ma se hai detto che non c'è uno scopo, che gioco a fare? si chiederà chi è abituato ai giochi con in sovraimpressione la freccetta che ti dice "vai là". Hai a disposizione un mondo tridimensionale infinito. Puoi costruire case, castelli, fortezze volanti, sotterranei. Puoi modificare il paesaggio a tuo piacimento, creando fiumi, cascate e boschi dove non c'erano, o magari dedicarti all'agricoltura e all'allevamento. Se ne hai la pazienza, puoi costruite meccanismi funzionanti in grado di gestire ferrovie, trappole, muri mobili. Puoi semplicemente farti una mappa ed esplorare il mondo e le sue grotte sotterranee, combattendo i mostri strada facendo. Puoi fare tutto questo in compagnia di amici connessi assieme a te, che ti aiutano a trovare risorse, a sconfiggere le bestiacce varie o più probabilmente ti distruggono casa mentre tu cerchi di costruirla. Puoi stare certo che almeno una volta sbaglierai tasto e getterai il tuo prezioso piccone di diamante dritto in un lago di lava, e a quel punto il tuo pc se sopravvive ti denuncia per maltrattamenti e violenza domestica.

giovedì 20 giugno 2013

Die Hard, la saga

Eh già, perché ormai ci sono così tanti Die Hard che un altro paio e dovremo parlare di Epopea.

Un'epopea iniziata alla grande, a fine anni 80, con il primo Die Hard, da noi "Trappola di cristallo", che vabbè, se proprio devono cambiargli il titolo s'è visto anche molto di peggio. Un gran bel film d'azione, né più né meno. Storia semplice e plausibile: uno sfortunato Bruce Willis con i capelli si trova bloccato in un grattacielo assieme a rapinatori di turno ed ostaggi, tra cui la moglie. Dovrà affrontarli da solo e senza scarpe.

Chiunque si occupasse delle trasposizioni dei titoli aveva evidentemente abusato di stupefacenti quando, un paio d'anni dopo, arrivò nelle sale il seguito, "58 minuti per morire". D'altra parte "Trappola di cristallo 2" non c'entrava una pera e qualcosa dovevan pur inventarsi. Trama un minimo più articolata rispetto al primo, con addirittura dei piccoli colpi di scena qua e là: dei terroristi prendono il controllo di un aeroporto, bloccando le comunicazioni e tenendo in ostaggio gli aerei in attesa di atterrare, allo scopo di liberare un criminale internazionale in arrivo all'aeroporto stesso. Stavolta Willis ha più scarpe e meno capelli, che però tengono duro, dai che durate almeno un altro film. Non è più nemmeno solo a dover sventare la minaccia del caso, ad aiutarlo ci sono i poliziotti dell'aeroporto. Se hai mai dovuto fare, magari a scuola, qualche progetto o lavoro di gruppo, allora conosci il losco figuro che è nella tua squadra, dovrebbe lavorare assieme a te ed aiutarti, ma in realtà non fa una 'ceppa di utile ed anzi ti rompe anche il cazzo mentre cerchi di concludere qualcosa: ecco il tipo d'alleati che si ritrova il povero Bruce. Oh, quasi dimenticavo, la moglie a questo giro è su uno degli aerei in volo che stanno finendo il carburante, che in quanto a sfiga quella donna è messa peggio della signora in giallo, almeno lei metteva in pericolo gli altri, mica sé stessa. Anche questo un film decente, se si è disposti a chiudere un occhio sulle solite cose come gli sgherri del cattivo che con una pistola mitragliatrice non sono in grado di colpire niente a più di 3 metri (o per lo meno non Bruce Willis). Ma auguri a trovare un film d'azione che ti piaccia, se non sopporti cose simili.

Per il terzo film anche ad holliwood decidono di cambiare nome, forse pensando sarebbe stato l'ultimo (stolti loro) o perché i nostri traduttori avevano prestato loro la droga: "Die Hard with a vengeance". Da noi, visto che gli americani in cambio della droga ci avevan passato un dizionario inglese-italiano, capiscono finalmente più o meno cosa vuol dire Die Hard e lo traducono semplicemente "Duri a morire", che ci sta anche. Stavolta la moglie è miracolosamente fuori dalle palle e Willis ha una spalla affidabile, il buon Samuel L. Jackson, che per fortuna non è arrivato nel film precedente altrimenti come minimo stava su uno degli aerei a combattere i serpenti. Di nuovo da sventare il piano del cattivo di turno, ovvero il fratello del cattivo del primo film, infatti bravi attori e bei personaggi per entrambi. E poteva finire tutto qui. Invece no.

"Live free or die hard", tradotto, dizionario alla mano ma ancora poca abilità nell'usarlo, "Vivere o morire". I capelli, capito che era meglio chiudere in bellezza e non apparire in questo seguito, hanno ormai abbandonato Bruce Willis. Il buon Samuel Jackson è stato rimpiazzato da un ragazzo impedito buttato lì per far battute e rompere le palle. Il poliziotto McClane, che ormai sembra mio nonno e nemmeno in una delle sue giornate migliori, si trova a dover lanciare auto contro gli elicotteri ed a combattere jet. Un jet. Lui sta guidando un camion con 50.000 chilometri che non ha mai fatto una revisione ed arriva un jet da combattimento a decollo verticale esportatore di democrazia a farlo secco. E lui lo abbatte. E il realismo aveva detto che andava un attimo a comprare le sigarette, nessuno lo ha ancora rivisto. Capisco che gli scagnozzi del cattivo non sarebbero nemmeno in grado di colpire il terreno se non fosse per la forza di gravità, ma qui si sta parlando di un pilota addestrato, alla guida di un jet. Con i missili. Bruce Willis non solo si salva, ma lo abbatte. Vabbè. E nel frattempo la figlia è stata presa in ostaggio, che a 'sto punto è genetico mi sa.

Ormai completamente disintossicati e profondi conoscitori del dizionario, quando esce "A good day to die hard" i nostri sono pronti: arriva così da noi "Un buon giorno per morire", nell'ufficio traduzioni si festeggia e versa spumante. Nelle sale, si versano lacrime. Oltre i capelli Willis ha perso anche la voglia, e si vede. Non è stato pagato e motivato abbastanza. Dai, lo sapevano che per fargli far le cose per bene bisogna rapirgli moglie e figli. In questa ultima (si spera viviamente) pellicola il figlio è nei guai in russia e paparino va a vedere cosa è successo, poi c'è un inseguimento di mezz'ora in cui McClane capotta un autoblindo militare utilizzando una Twingo, poi ci sono colpi di scena così prevedibili che ancora un po' te li scrivevano sugli striscioni all'ingresso del cinema, poi ci sono sparatorie ed esplosioni ed altri elicotteri abbattuti e poi il film finisce e mentre scorrono i titoli di coda e tu esci dalla sala contento, non per il bel film ma perché stai uscendo, ti trovi il realismo che ritorna, sigaretta in bocca, chiedendo se si è perso qualcosa.

mercoledì 19 giugno 2013

Evil Dead / La casa: recensione

Due cose che, essendo il primo post del blog, mi par giusto dire prima di venire al dunque: in questo posto scriverò recensioni o anche solo pareri e considerazioni su film o giochi o libri o siti, ma magari anche semplicemente aneddoti o sfoghi o monologhi inutili sul senso della vita che però a riguardo vi conviene vedervi Monty Python. Insomma, un programma preciso e chiaro. Però se tutto va bene, tra qualche tempo, quando ben 3 persone seguiranno questo blog, vi sarà da leggere di tutto un po'. Ma chi sei tu che scrivi?, chiede il curioso lettore. Uno che a volte non ha di meglio da fare. Anzi, lo avrebbe ma spreca il tempo sul blog in modo da scansare responsabilità e doveri più impellenti, in quanto orribile persona. Tenevo già un blog, qualche anno fa, poi una volta mentre tornavo tardi dall'università le responsabilità mi stavano aspettando con le spranghe di ferro. Provai ad evitarle anche in quell'occasione ma c'erano i doveri impellenti con i loro cuggini più grandi a sbarrarmi la strada. Così quando anche questo blog farà schifo, non si potrà nemmeno dire che era il mio primo tentativo, dai su, povero, ci ha provato.

Veniam alla recensione! [spoiler qua e là]
The Evil dead, tradotto "La casa" qui in patria pizza&spaghetti. Film horror ma anche no, remake dell'omonima pellicola ancora meno horror di inizio anni 80.
Ora, la versione originale, come ho detto, non era tutto questo terrore ed urla agghiaccianti... un po' per gli effetti speciali che per gli '80 erano ottimi ma decisamente poco realistici rispetto agli squartamenti in HD, 3D e D&D del giorno d'oggi. Un po' perché il comportamento dei personaggi era assurdo e la loro velocità di reazione paragonabile a quella di un bradipo morto senza gli arti legato ad un albero. Del tipo che stanno in questa catapecchia di 10 metri quadrati, su un piano (cantina malvagia esclusa), con 3 stanze in totale separate da legno così marcio e sottile che quelli in "salotto" pensavano di vedere un film zozzo in tv ed invece era solo una delle tipe che si docciava nel bagno adiacente.. stanno in questa baracca, dicevo, eppure mentre nel soggiorno la protagonista A viene mangiata viva dalla protagonista B imdemoniata, in camera da letto, a 15 centimetri di distanza in linea d'aria dal fattaccio, i protagonisti maschili, che stanno giocando al gioco del silenzio, non si accorgono delle grida o degli urti contro il mobilio o del sangue che cola in giro da tutte le parti. Vabbè oh, magari pensavano fossero i vicini con la tivvù a tutto volume, può essere visto che siam in mezzo ad un bosco così fitto ed inesplorato che ci vivono ancora una piccola tribù azteca e i dodo.

   "Ma Protagonista, non ti sei accorto  che nella camera accanto la tua amica veniva uccisa a colpi di martello pneumatico, urlando di dolore, dall'altra tua amica che nel frattempo gridava a squarciagola MORIRETE TUTTI AHAHAHAHAH?"

   "Ennò, c'avevo su l'mp3"


Questo remake del 2013 non è tuttavia privo di difetti. Anzi. Ok, gli squartamenti son fatti bene, molto meglio che nel 1981, applausi. I personaggi stanno un pelo più in campana rispetto ai capelloni che li han preceduti, ma ogni tanto sgarrano lo stesso. Per esempio. Nel vecchio film, gli amiconi carne da macello di turno arrivano nella casa, trovano una registrazione su nastro, cliccano Play e un tizio recita una formula che richiama il Male. Ok, sticazzi, vi è andata male. Nella versione recente arrivano nella casa e trovano il peggio schifo in cantina: gatti morti appesi ovunque, candele nere, simboli mistici, Platinette in tanga... ed al centro di tutto ciò un pacchetto di plastica sigillato, avvolto da filo spinato. Il genio di turno, attesa la notte (mica pirla), di nascosto dagli amici, lo apre, c'è un libro così brutto che mancava solo la scritta gigante in sovraimpressione "libro malvagio" con le frecce al neon lampeggianti ad indicarlo. Ma oh, trovar un libro e non leggerlo pare scortese, quindi lui legge, e le prime parole (scritte rigorosamente con misterioso inchiostro rosso scuro) intimano a chiunque di non leggere 'sto dannato libro altrimenti il male si risveglierà e morirete tutti e la telecom vi telefonerà ogni sera con le loro gradite offerte. Lui continua a leggere, mortacci tua, e così il massacro può iniziare. Il genio collegherà la macumba del libro a tutti gli strani avvenimenti attorno a lui solo quando una tipa si strappa la pelle della faccia usando un pezzo di vetro e poi cerca di mangiar vivo il tizio stesso. Sherlock Holmes 'na pippa gli fa.

    "Uhm, un libro trovato in cantina in mezzo ai gatti morti, chiuso in una gabbia di filo spinato, con la copertina in pelle umana, scritto in quel che sembra sangue e con disegni mica poco inquietanti. Daje, vediamo un po' com'è che se merita lo porto a casa da leggere alle bambine prima di dormire"
 

Nel tripudio di sangue ti accorgi poi che i protagonisti di 'sto macello hanno qualche marcia in più rispetto agli umani normali, visto che sono in grado di tagliarsi le braccia da soli senza andare in shock per il dolore (devo specificare senza alcun tipo di anestesia?) e poi in qualche tarantinesco modo sopravvivere al dissanguamento, mentre io se mi taglio con un foglio di carta chiamo all'appello tutti gli sfortunati santi che mi vengono a mente e perdo 'na vasca di sangue. Oppure possono esser presi ripetutamente a mazzate con un piede di porco e riportare appena qualche frattura, ma no, non è niente, dai prendi la palla da rugby che facciam due passaggi. Ma magari non sei stato attento tu che l'hai visto in inglese ed all'inizio han detto che erano lontani parenti di Goku stesso.
Incredulità (e spoiler) finale, il tizio che, dopo averla soffocata, letteralmente riporta in vita la sua amata utilizzando in combo due siringhe giganti a mo' di elettrodi e la batteria dell'auto, che McGyver è là che rosica assieme a Sherlock.


Alla fine della fiera ci sono stati ammazzamenti a caso, ferite a caso che dovevano risultare ben prima in ammazzamenti ma che vabbè, già abbiamo 4 protagonisti, facciamoli durare qualche minuto in più, ma in generale poca paura. La cosa più spaventosa resta Platinette in tanga.